Testimonianze

Inviato da admin il Lun, 07/06/2020 - 18:49

Le parole di chi convive con la dipendenza e di chi ha ritrovato la serenità.

  • La s.......

    Da due anni io e la mia famiglia cerchiamo di apprendere le migliori strategie per curare mia figlia. Da due anni ormai seguiamo il corso Vita Nuova dell’associazione La Tenda. Da due anni sappiamo che questo è il posto giusto. Da due anni sappiamo di avere a che fare con una malattia.

    Mia figlia è una persona adorabile, a lei affiderei la mia stessa vita; ma dentro di lei si annida qualcosa che prima definivo problema, poi ho nominato malattia. Ora per me è solo “la Stronza”. La Stronza è un morbo, un parassita: vive in mia figlia, la divora e la governa, cerca di governare anche tutti noi che le stiamo attorno, e noi, naturalmente, siamo sempre stati così arrendevoli ed egoisti da lasciare campo libero a quella dannata malattia.

    Da due anni lottiamo contro questo buco nero che suadente ci attrae e ci ingolla e, con immensa fatica, stiamo imparando a distinguere le due persone che coabitano nel corpo di mia figlia, a rispondere all’una e zittire l’altra, a dimostrare affetto all’una senza giovare all’altra, a “fidarci” di una e distanziare l’altra.

    D’altronde chi mai si affiderebbe ad una Stronza?

  • Il posto giusto

    Prendere posto attorno ad un tavolo e condividere i pasti pareva un problema insormontabile: c’era sempre qualcosa di più importante, di più urgente, di più interessante da fare.

     

    I giorni passavano, scanditi dalle mie periodiche prediche, dai miei lunghi discorsi incandescenti, in cui mi lanciavo per capire come risolvere la situazione.

    Ma ormai il corpo di mia figlia lanciava segnali inequivocabili: c’era un problema e le mie belle parole non servivano a nulla. Ho chiesto al medico, ho creduto in uno psicologo, ho riposto le mie speranze in altri bei discorsi. Intanto il problema si ingigantiva e trascinava nel suo vortice tutti, anche i professionisti.

    “Basta, sto sbagliando tutto”. Queste parole hanno attraversato la mia mente e ho compreso che dovevo immediatamente escogitare una nuova linea d’azione. Sapevo dell’Associazione LA TENDA e, dopo essermi debitamente informata, mi sono lanciata quasi alla cieca: tanto non avevo più nulla da perdere. Da poco più di un anno io e la mia famiglia seguiamo il percorso Vita Nuova dell’Associazione.

    Sotto LA TENDA ci sentiamo tutti meno soli, in un gruppo di persone che ha storie, dolori, delusioni, successi in comune, persone che qui trovano la consapevolezza di poter fare qualcosa. Tutti noi possiamo imparare; imparare che la dipendenza è una malattia e a non esserne gli inconsapevoli complici, imparare che non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta. L’esperto che gestisce i gruppi mi ha insegnato che non devo subire la malattia, devo curarla, posso curarla. Il cammino è ancora arduo, ma imparando, capendo, ho concluso che questo è il posto giusto. E capendo, conoscendo, divento più forte, più forte anche della malattia.

    LA TENDA è la mia palestra della mente.

    È il posto giusto.

  • Ti alzi la mattina e pensi: devo sopravvivere

    Anche oggi mi vestirò con una certa cura, preparerò la colazione, accudirò i bambini, uscirò e saluterò cordialmente il vicino di casa, come se nulla fosse, affronterò lavoro e colleghi, rassetterò la casa e farò la spesa. Poi aspetterò la sera.

    Come tornerà da noi? A che ora? Gli succederà qualcosa? Coinvolgerà altri?

    Come riconoscere in quest’uomo distrutto colui che ho tanto amato?

    Come abbracciare questo figlio impresentabile, la cui condizione lacera ogni fibra della mia anima e della mia carne?

    Come accogliere questa donna trasfigurata che un tempo era la ragione di ogni mia gioia e della mia pace?

    Come frenare questa emorragia di denaro per far fronte agli impegni della vita, ai problemi di ogni giorno, soli, umiliati dagli sguardi degli altri – ironici o sprezzanti – quando va bene, compassionevoli?

    Perché mi capita tutto questo? Dove ho sbagliato?

    Nell’angoscia che impregna la mia giornata, sopravvivo come un prigioniero che si adatta alla sua cella, fa del suo meglio per non avere nostalgia del mondo di fuori e cerca disperatamente di dare un significato ai gesti che compie in quel quotidiano senza vie d’uscita.

    Cosa darei per avere qualcuno che mi aiutasse ad orientarmi in questo dolore, in questa immane fatica di vivere …

    Cosa darei per ridare un senso ai miei giorni …

    Ai nostri giorni.

  • Mio fratello si fa di coca

    Partecipo ai gruppi dell’Associazione La Tenda perché ho un fratello di 33 anni che fa uso di cocaina. Sia io che i miei genitori abbiamo aspettato molto prima di rivolgerci ad un servizio che potesse aiutarci ad affrontare un problema che da tempo causava discussioni, liti e continuo malessere in famiglia.

    Ogni volta che si verificava una particolare situazione lui riusciva sempre a farci credere quello che voleva, fino addirittura a farci pensare che potessimo essere noi “eccessivi” nel valutare l’accaduto ed ogni volta eravamo speranzosi nel credere che avrebbe capito l’errore, che si sarebbe reso conto di quello che aveva fatto e che questo l’avrebbe portato a cambiare o a decidere di farsi curare.

    Invece tutto andava sempre peggiorando, tutto girava intorno a lui e tutti noi eravamo vittima della sua abilità nel gestirci.

    Ci sentivamo impotenti davanti ad un problema più grande di noi.

    Ogni servizio al quale ci rivolgevamo ci sentivamo rispondere che era lui che doveva volerlo e che noi non avremmo potuto fare nulla.

    La mia testimonianza è per dirvi che questo non è vero e lo posso affermare solo oggi che ci siamo rivolti all’Associazione La Tenda. Con la partecipazione al gruppo ci siamo fin da subito sentiti meno soli e grazie all’esperto che dirige il gruppo stiamo capendo le dinamiche legate a qualsiasi problema di dipendenza. Questo è per noi fondamentale nell’imparare a convivere con il problema, a gestirlo nel migliore dei modi e di conseguenza a stare meglio con noi stessi.

    Credo che il dolore che si prova nel momento in cui si diventa consapevoli della gravità di quanto si sta vivendo sia indelebile dentro di noi ma credo anche che sia proprio la consapevolezza poi ad aiutarci a trovare la forza nell’affrontarlo.

  • Una famiglia normale

     

    Questa è la storia della mia famiglia, solo i nomi sono di fantasia.

    Con le nostre figlie Gloria e Marta, siamo quello che di solito si definisce una bella famiglia, serena e normale. Lavoriamo entrambi e le figlie studiano. Gloria è una ragazza molto intelligente, brava a scuola e sembra la più forte nell’affrontare le sfide della vita.

    Sul finire della sua adolescenza però abbiamo cominciato a notare in lei strani comportamenti; ci siamo detti: sarà l’età, un giorno o l’altro finirà e tutto tornerà alla normalità!

    Ma il peggioramento continuava. Gloria si vestiva in modo strano, la capigliatura trascurata, il disordine regnava sovrano in camera sua, sempre più scura in volto. Ci rispondeva con arroganza e maleducazione, per lei eravamo diventati quasi dei nemici. Le uscite notturne e gli orari erano diventati incontrollabili.

    Eravamo sempre più preoccupati di questi cambiamenti radicali, ma non sapevamo proprio da cosa poteva dipendere e quali decisioni prendere. Temevamo che ogni intervento potesse portare Gloria a far peggio.

    Ma lei diventava sempre più ribelle, arrogante, disordinata; aveva cominciato a trascurare lo studio, inventava storie e ci riempiva di bugie. Ben presto il suo comportamento ha cominciato a condizionare tutto l’andamento familiare e soprattutto la sorella soffriva di questa situazione.

    Ma non basta. In casa hanno cominciato a sparire soldi e altri valori. Gloria si offendeva  e reagiva violentemente quando la si riteneva responsabile. Quando rientrava alla sera, i suoi occhi erano strani. Ce ne siamo accorti, ma non sapevamo (o non volevamo sapere) come interpretare questa ulteriore novità.

    Un giorno poi abbiamo scoperto la sparizione di gioielli di valore e quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gloria ha spergiurato di non saperne niente, ma alla fine, messa alle strette, è scoppiata in lacrime, ha ammesso l’uso di eroina e ci ha chiesto aiuto.

    Eravamo disperati, non sapevamo a chi rivolgerci e abbiamo cominciato a cercare aiuto. Per caso, siamo entrati in contatto con un medico che, fatte le debite analisi e accertato l’uso di eroina, ci ha proposto di frequentare il gruppo che lui guida per gestire i casi di dipendenza. Eravamo molto perplessi: chi ci sarà in questo gruppo, che cosa dovremo dire? …. Ma sapevamo anche di non avere molta scelta, ci siamo fatti forza e abbiamo accettato di frequentare il gruppo. Gloria si è ribellata a questa iniziativa e la sorella non voleva essere coinvolta. Anche noi non riuscivamo a capire subito le indicazioni del medico e poi molte cose non erano facili da mettere in pratica.

    La disperazione era tanta, ma di una cosa eravamo assolutamente convinti: non volevamo l’eroina nella nostra vita. E neppure in quella di Gloria.

    Sono seguite giornate di grande sofferenza e di impegno, per tutti; ma cominciando ad applicare le indicazioni del medico ben presto si siamo resi conto del primo risultato: Gloria ha accettato di curarsi. Nei mesi successivi sono arrivate anche altre piccole e grandi vittorie: i soldi non sparivano più dai portafogli, i vecchi “amici” di Gloria sono spariti, nuovi amici sono arrivati, gli insegnanti hanno notato qualche miglioramento e anche Marta ha accettato di frequentare gli incontri settimanali del gruppo.

    Giorno dopo giorno ci siamo sentiti meno disperati, più forti e decisi ad andare fino in fondo. Ci siamo accorti che nel gruppo c’erano tante famiglie simili alla nostra, tante esperienze da imitare o da evitare. Il gruppo è diventato come un distributore di carburante: ogni settimana un pieno!

    Sono passati due anni da quel terribile giorno in cui Gloria ci ha detto “mi faccio di eroina”. Ora riusciamo ad essere sereni e Marta ha smesso di pensare a Gloria come la causa di tutti i suoi problemi. In famiglia si ride di nuovo, facciamo progetti per le vacanze … e per il futuro!  

Perché si chiama così?
E vidi un cielo nuovo e una terra nuova...
“Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
Ed essi saranno suoi popoli
Ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
E non vi sarà più la morte
Né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate”

Dal Libro dell’Apocalisse
Contattaci
Luigi Golfetto (presidente) 348.7367657
Elvira Carola (segretario) 349.3344769

latendassociazione@gmail.com

Cookie & Privacy Policy

area riservata

La Tenda – APS ha sede a Cermenate (CO)

C.F. 90032590136

Iscritta al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore

Sito realizzato da Alekos.net